fatto a cuba. l'arte del cartel

di Alberto Barbera, Direttore del Museo Nazionale del Cinema

La grafica cubana post-rivoluzionaria sembra offrirsi come la perfetta dimostrazione dell’assioma secondo il quale sarebbero le condizioni economiche e sociali meno favorevoli a rendere possibili i risultati creativi più originali e innovativi in ambito artistico.
Verrebbe da chiedersi quanto c’è di autentico in questo postulato che pare concedere molto a una concezione romantica dell’arte, peraltro contraddetta da esperienze altrettanto significative maturate in ambienti assai meno avversi. Vero è che i grafici, gli illustratori, i cartellonisti e i tecnici serigrafici che hanno reso grande la cosiddetta “scuola cubana” dovettero affrontare carenze di ogni tipo nella pratica quotidiana di un mestiere al quale peraltro il governo rivoluzionario castrista aveva attribuito un ruolo decisivo, facendo della campagna di alfabetizzazione e dell’innalzamento del livello culturale del popolo uno dei principali obiettivi del momento. Ma, come ricordano i protagonisti e gli storici che si sono occupati di questa straordinaria stagione creativa, alla quotidiana e cronica penuria d’inchiostri, carta, cartoncini e foratori, si sopperì con l’incessante scoperta di modi nuovi e ingegnosi per far fronte alla situazione, integrando differenti tecniche, pitture, basi, alcol e altre sostanze di provenienza diversa. Difficoltà tradotte in opportunità a parte (che pure hanno il fascino desueto di una stagione segnata da un’incredibile capacità di coniugare destrezza manuale e grande immaginazione), i meriti immensi di questa vasta e sorprendente produzione cartellonistica che trova nella mostra presentata dal Museo Nazionale del Cinema di Torino un’esauriente illustrazione,
vanno ricercati altrove. Per esempio, nell’aver saputo assimilare ed elaborare influenze e citazioni colte, provenienti dalle più disparate esperienze artistiche e comunicative del Novecento (dall’espressionismo tedesco al realismo socialista, dalla sperimentazione dadaista all’Art nouveau, dall’Art déco al lettrismo, sino alle coeve esperienze della pittura e della cultura pop nordamericana), integrandole in un sistema espressivo inedito, originale e identificabile in un dire comune, pur nelle differenze riconducibili alle singole personalità creative dei numerosi illustratori. Un sistema di segni nel quale è perfettamente individuabile la coesistenza armonica di una duplice funzione, a sua volta generatrice di una particolarità ricca di valori complessi: come scrive Mario Piazza, “la necessità di aderire alla domanda d’informazione e propaganda, ed esprimere una volontà di crescita e di conoscenza” (in ịMira Cuba! L’arte del manifesto cubano dal 1959, Silvana Editoriale, 2013).
Nel contesto della vastissima produzione di manifesti assecondata se non imposta dal governo cubano, è pur vero che la cartellonistica cinematografica beneficiò di una qualche forma di maggiore libertà creativa, rispetto alla pur stupefacente varietà di manifestazioni della propaganda grafica di carattere politico. Meno legati all’esigenza di trasmettere messaggi coerenti con i dettami governativi - segnati dalle ricorrenze, dalle celebrazioni e dalle campagne in favore di questo o quel tema politico - gli illustratori, i pittori e gli incisori incaricati di realizzare i manifesti dei molti film distribuiti a Cuba,
provenienti da tutto il mondo, ebbero il privilegio di non dover porre limiti alla ricerca di linguaggi innovativi, “praticando il pop, l’astrazione, il figurativo naïf, i giochi con i colori o con la loro assenza, con una creatività che molte volte riuscì addirittura a superare la frontiera epocale che fu marcata nel 1971 dal Congreso de Educación y Cultura, quello che diede avvio a ciò che oggi a Cuba tutti conoscono come il quinquennio grigio o come il decennio nero della cultura cubana (epoca di intransigenze e di emarginazioni” (così Leonardo Padura Fuentes, nel catalogo già citato).
La particolarità della mostra torinese - che ne ripercorre l’intera vicenda artistica dal giorno immediatamente successivo al trionfo della rivoluzione (l’8 gennaio 1959, data dell’ingresso di Fidel Castro all’Avana) sino a oggi, passando per la “staffetta generazionale” emersa dopo la caduta del muro di Berlino – consiste nell’esporre una selezione vasta e rappresentativa di questa storica esperienza, accompagnando molti dei manifesti realizzati in serigrafia con i rarissimi e preziosi bozzetti originali, che consentono di cogliere i passaggi di un processo creativo condizionato dai limiti tecnici ma segnato da un’incredibile capacità di sviluppare proposte graficamente insolite e
audaci, che ancora oggi sono in grado di stupire e affascinare.
Va detto, infine, che la peculiarità di questa mostra si deve esclusivamente alla passione e alla dedizione assoluta di un collezionista italiano, Luigi Bardellotto, il quale - mosso esclusivamente dall’ammirazione per gli artisti cubani dei quali nel frattempo è diventato grande amico - ha dedicato e continua a dedicare tutto il suo tempo, le energie e la generosità di cui è capace, all’impresa eroica (perché totalmente disinteressata e solitaria) che consiste nel conservare, per puro spirito di amicizia con i disegnatori sopravvissuti e di fedeltà alla memoria di quelli scomparsi, il patrimonio rappresentato da questa forma d’arte per sua natura caduca, contribuendo a valorizzarne la memoria. Un po’ come il signor Choquet, funzionario delle dogane francesi che risparmiava su pasti e vestiti per amore dell’arte pur di acquistare i quadri dei giovani pittori impressionisti snobbati dall’establishment artistico dell’epoca, anche Bardellotto rischia in proprio, pur di veder riconosciuto il valore di lavori realizzati in condizioni spesso proibitive, e in assenza di riconoscimenti internazionali se non tardivi e incompleti. A lui va dunque il nostro sincero ringraziamento, sotto forma di questa mostra e di questo catalogo che senza il suo attaccamento incondizionato non avrebbero mai visto la luce.

L'ICAIC

Il 24 marzo 1959, a nemmeno 3 mesi dalla vittoria di Castro su Batista (datata 1 gennaio),
viene promulgata dal governo rivoluzionario la Legge sul Cinema che prevede la creazione dell’ICAIC (Instituto Cubano de Arte e Industria Cinematográficos).
La cultura viene considerata pilastro per la crescita del paese e il cinema il miglior mezzo per innalzare il livello di istruzione della popolazione. I cubani diventano ben presto appassionati cinefili: le pellicole nordamericane vengono sostituite da quelle della neonata produzione nazionale, affiancate dai migliori e più impegnati film di origine europea, russa e orientale. La strategia adottata per veicolare il nuovo corso è incaricare i grafici locali di rappresentare le uscite cinematografiche su manifesti che vengono poi affissi in tutto il paese. Cuba cambia aspetto: l’arte grafica si diffonde per le strade, diventando quotidiano elemento di interesse e dibattito.

LA TECNICA PRODUTTIVA

L’isola cubana possiede una lunga tradizione nelle diverse tecniche di stampa. È stata la prima nazione al mondo a pubblicare nel 1917 un’intera rivista (il mensile illustrato Social) in offset (un processo meccanico, tra i più utilizzati ancora oggi, nel quale l’immagine è trasferita dalla forma inchiostrata a vari cilindri rivestiti di tessuto gommato e, successivamente, al supporto di stampa).
Dagli anni Quaranta il metodo più diffuso in ambito politico e pubblicitario è quello serigrafico, che verrà adottato anche per i manifesti cinematografici. La procedura prevede la creazione di una matrice stampante, costituita da un telaio, sulla quale si tende un tessuto trattato in modo da permettere all’inchiostro di passare solo sulle parti desiderate e depositare così un colore per volta sul supporto cartaceo.
La bravura dei tecnici serigrafici consiste nel restituire al meglio il disegno originale, basti pensare che ogni colore necessita di un singolo telaio e di un intero giorno per depositarsi sulla carta.
La bassa tiratura (i carteles venivano fatti in media in 200 copie, pochi superavano le 400), unita alla scarsità di mezzi produttivi, rende ancora più apprezzabile il valore di ogni singola opera.

IL LAYOUT PROGETTUALE

La fase iniziale per realizzare un manifesto è costituita dalla selezione di un ristretto gruppo di grafici, appartenenti all’ICAIC, a cui far visionare il film da rappresentare. Ogni disegnatore, vista la pellicola, ne riporta su una piccola tavoletta, generalmente di 16x25 cm, il concetto e gli elementi reputati essenziali per creare un cartel.
Le tecniche adottate sono le più diverse, spesso frutto della mancanza di materie prime: collage di testi improbabili, dipinti dalle cromie non corrispondenti alla stampa definitiva, caratteri inventati, ritagli di fotografie. La griglia visibile in alcuni bozzetti è il mezzo con cui il serigrafo trasferirà poi l’opera, mantenendo i rapporti dimensionali, sul layout definitivo.
Ogni bozzetto è, quindi, il supporto su cui si cimenta direttamente l’autore e presenta, a volte, la sua firma, oltre a quella del supervisore artistico.

IL LAYOUT ESECUTIVO

L’idea del grafico presente nel layout progettuale viene riportata dal serigrafo alle dimensioni definitive (51x76 cm) prima della stampa.
È un momento di stretta collaborazione e confronto tra le due figure, dove all’estro del progettista si sommano le competenze del tecnico.
Quest’ultimo riveste un’importanza cruciale, sia per la capacità di trasporre i segni e le indicazioni dell’artista in maniera corretta, sia per trovare soluzioni originali alle difficoltà che possono sorgere nel reperire i materiali e i colori con cui realizzare il manifesto.
Dietro ogni cartel si nasconde quindi una storia di collaborazioni e amicizie tra persone dotate di indiscussa creatività da un lato e di eccezionale ingegnosità e perizia dall’altro.

GLI AUTORI

RAÚL MARTINEZ (Ciego de Ávila, Cuba 1927 – La Habana, Cuba 1995)
Publio Amable Raúl Martínez González è stato un artista poliedrico, impegnato nella pittura, nella fotografia e nella grafica. Dopo gli studi all’accademia de L’Avana si specializza all’Istituto d’Arte di Chicago ed inizia la carriera professionale a Cuba a metà degli anni Cinquanta in un’agenzia pubblicitaria. In seguito alla rivoluzione contribuisce alla fondazione dell’ICAIC di cui diverrà collaboratore. Parallelamente intraprende l’attività di pittore prediligendo come soggetti gli eroi nazionali e la variegata popolazione dell’isola. Evidente ed apprezzata la personale interpretazione del movimento della pop art che gli consentirà di esporre in numerosi musei e di ottenere un’importante sezione permanente al Museo Nazionale delle Belle Arti di Cuba.

EDUARDO MUÑOZ BACHS (Valencia, Spagna, 1937 - La Habana, Cuba, 2001)
Disegnatore, illustratore e pittore autodidatta, lavora nella pubblicità negli anni Cinquanta, fino al 1961, anno in cui inizia la lunga collaborazione con l’ICAIC. Da quel momento si concentrerà sulla creazione di poster divenendo il più prolifico e originale autore di grafica cubana. Tutta la sua opera è riconoscibile per lo stile personale che rompe le norme tradizionali del linguaggio grafico. Il suo approccio al disegno, caratterizzato dall’espressivo cromatismo e dall’ironia dei personaggi, è unico e immediatamente identificabile. Nella sua carriera ha partecipato a numerose mostre nazionali ed internazionali e vari sono i premi vinti (Medaglia Alejandro Carpenter, Filmexpo ad Ottawa nel 1972, Concorso di manifesti al Festival di Cannes nel 1973, Premio Internazionale di poster cinematografici a Parigi, 1978).

ANTONIO FERNÁNDEZ REBOIRO (Nuevitas, Camagüey, Cuba, 1935)
Studia architettura e design all’Università de L’Avana. Prima di intraprendere la carriera di disegnatore lavora per la rivista Havana Picture Guide e segue l’architetto Ricardo Porro nella costruzione della Scuola Nazionale d’Arte di Cuba. Influenzato dall’arte psichedelica, nel 1964 inizia la collaborazione con l’ICAIC, creando poster dai colori appariscenti, metafore raffinate e composizioni grafiche ardite. Le sue opere sono presenti nelle collezioni permanenti di musei quali il MoMa di New York e il Centre Pompidou di Parigi. Dal 1982 al 1987 lavora per il Balletto Nazionale di Spagna come direttore artistico e dal 1998 divide la sua attività di grafico tra Madrid e Miami.

ANTONIO PÉREZ GONZALES (ÑIKO) (La Habana, Cuba, 1941)
Artista eclettico, capace di spaziare dal minimalismo alla pop art, si forma all’Università di storia dell’arte de L’Avana. Inizia l’attività di grafico giovanissimo al COR (Commissione di Orientamento Rivoluzionario) per poi trasferirsi, dieci anni dopo, nel 1968, all’ICAIC. Gli oltre 300 manifesti disegnati nella sua carriera verranno pubblicati in occasione di festival cinematografici internazionali e gli consentiranno di ricevere, nel 1982, il Premio Speciale del Ministero della Cultura Cubano. Dal 1988 si trasferisce in Messico, dove insegna alla Scuola di Disegno di Xalapa, Veracruz.

RENÉ AZCUY CARDENAS (La Habana, Cuba, 1939)
Studia alla Scuola Nazionale di Belle Arti a San Alejandro e in seguito frequenta l’Università di Psicologia de L’Avana. Inizia nel 1957 la sua carriera presso un’agenzia pubblicitaria come illustratore. Dal 1964 instaura una collaborazione ventennale con l’ICAIC, durante la quale evolverà il suo stile, caratterizzato inizialmente dall’uso abbondante di colori, per giungere ad elaborazioni fotografiche in bianco e nero focalizzate sulla varietà di espressioni umane dai forti elementi psicologici e drammatici. Durante gli anni Ottanta partecipa a varie esposizioni internazionali che gli permettono di acquisire fama mondiale e di intraprendere negli anni Novanta l’attività di docente  presso le università di Cuba, Messico e Canada.

ALFREDO GONZÁLEZ ROSTGAARD (Guantanamo, Cuba, 1943 - La Habana, Cuba, 2004)
Formatosi presso la Scuola d’Arte Jose Joaquin Tejada di Santiago de Cuba, collabora con i più importanti organi della grafica cubana: l’ICAIC, l’istituto culturale Casa de las Américas de L’Avana, l’OSPAAAL (Organizzazione di Solidarietà per i Popoli di Asia, Africa e America Latina) di cui divenne anche direttore artistico, l’UNEAC (Unione Nazionale Scrittori e Artisti di Cuba) di cui fu anche vicedirettore e, infine, l’ISDI (Istituto Superiore di Disegno Industrial), dove fu docente. Nel suo lavoro si possono rintracciare echi di pittura figurativa ibridati da elementi pop art. Dotato di un approccio spesso ironico, frutto della sua esperienza come caricaturista, ricevette la Medaglia per la Cultura Nazionale Cubana e l’Ordine al Merito della Cultura della Repubblica Polacca.

RAFAEL MORANTE BOYERIZO (Madrid, Spagna, 1931)
Inizia come disegnatore nel 1956,dopo essersi diplomato alla scuola professionale di pubblicità, lavorando per varie agenzie, anche a New York. Personaggio chiave della grafica cubana, collabora con l’ICAIC e l’OSPAAAL (Organizzazione di solidarietà per i popoli dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina) fin dalla loro fondazione. Assume i ruoli di direttore artistico di riviste, di scrittore di romanzi, di docente dell’ISDI (Instituto Superior de Diseño Industrial). La sua attività ha meritato riconoscimenti, sia all’estero (premi a Mosca, Harvard, Oxford durante gli anni Sessanta) che in patria (soprattutto negli ultimi decenni).

RAÚL OLIVA (Ciego de Ávila, Cuba, 1935 – La Habana, Cuba, 2004)
Raúl Gregorio Oliva Baluja, laureatosi in architettura presso l’Università de L’Avana, si specializza in scenografia presso il Teatro Nazionale di Cuba. Nel 1960 fonda la Scuola Nazione d’Arte a Cuba e nel 1963 la Commissione Nazionale dei Monumenti. Nello stesso anno avvia il sodalizio con l’ICAIC che durerà per tutta la sua carriera. Personaggio attivo su più fronti professionali, all’attività di grafico affianca quella di direttore di restauri di vari musei e monumenti cubani. Decine le scenografie per il teatro e la danza che progetta contemporaneamente all’avere numerosi ruoli di docenza nelle università e a rivestire varie cariche istituzionali.

JULIO ELOY MESA (Placetas, Las Villas, Cuba, 1943)
Frequenta l’Accademia Garcés a L’Avana studiando pittura commerciale e architettonica, per poi specializzarsi in arti plastiche e disegno grafico. Lavora come scenografo all’ICAIC dal 1962 al 1969, anno in cui diviene direttore della sezione arte della rivista dell’istituto fino al 1991, anno del suo trasferimento negli Stati Uniti, ad Austin. I manifesti creati sono caratterizzati dai contrasti cromatici e dal forte impatto, che rendono immediatamente riconoscibili messaggi e contenuti.

JORGE DIMAS (La Havana, Cuba, 1948)
Jorge Dimas González Linares fu da sempre legato alle attività dell’ICAIC, prima come progettista di manifesti e, in seguito, dagli anni 70, come fondatore del dipartimento pubblicitario. Oltre all’attività di disegnatore, lavora come decoratore di interni presso numerosi cinema dell’isola. A caratterizzare la sua opera la presenza di fondali neri, che delimitano immagini dalle accese cromie e ne esaltano la resa comunicativa.

ELADIO RIVADULLA MARTÍNEZ (La Habana, Cuba, 1923 – 2011)
Si diploma in pittura alla Scuola Nazionale di Belle Arti San Alejandro, studiando allo stesso tempo disegno e tipografia. Approfondisce le tecniche di riproduzione grafica diventando figura artistica completa, contemporaneamente pittore, disegnatore, serigrafo e pubblicitario. Negli anni Quaranta e Cinquanta è uno dei maggiori artefici di pubblicità e diventa il precursore degli illustratori del periodo successivo a Batista. Nella sua lunga carriera si cimenta in tutti gli ambiti afferenti la grafica, continuando ad operare, oltre a fondare organizzazioni culturali. Grazie alla sua dedizione, gli verrà assegnato anche il Premio Nazionale di Disegno del 2009 per la carriera, massimo riconoscimento per un artista cubano.

il cinema e la grafica a cuba

Il cinema e la grafica sono per Cuba un binomio indissolubile. Le grafiche dei carteles, con i loro colori, metafore, soggetti e diversi stili propri di ogni artista, sono diventate nell’isola argomento di dibattito alla pari delle trame dei film. Nei decenni si è andata sviluppando una notevole attenzione e sensibilità all’immagine, sia essa su carta o su pellicola, rappresentando un universo vivo e radicato nella cultura cubana. La conoscenza da parte della popolazione dei più validi e importanti titoli della filmografia mondiale testimonia quanto l’interesse per il cinema, anche grazie ai manifesti, sia presente a Cuba.

il cartel de cine prima del 1959

Prima della rivoluzione castrista l’influenza sulla grafica cinematografica cubana da parte del continente americano, europeo e asiatico era notevole. I manifesti erano prodotti non dai singoli artisti, ma da agenzie pubblicitarie che, in maniera derivativa, riproponevano temi e impostazioni simili a quelli originali. Larga importanza veniva quindi data agli attori e preponderante era l’aspetto pubblicitario piuttosto che il contenuto artistico. Molta è la differenza con la produzione del dopo 1959, che sarà invece caratterizzata da una ricerca del significato e dell’essenza del film. È attraverso la sensibilità del grafico e alla sua capacità interpretativa che si comunica l’arrivo di una nuova pellicola. Il cartel de cine diventa quindi anche il mezzo con cui poter esprimere liberamente le proprie singolarità stilistiche nelle vie delle città cubane.

la grafica e gli eroi cubani

Le peculiarità della grafica cinematografica sono presenti anche nelle stampe dedicate agli eroi della storia cubana. Il più famoso è indubbiamente il combattente e ministro del governo rivoluzionario Che (Ernesto Guevara de la Serna, Rosario, Argentina, 1928, La Higuera, Bolivia, 1967 ), la cui foto-icona, intitolata Guerrillero Heroico, ad opera di Alberto Korda, è stata riprodotta in infinite declinazioni.
Altrettanto importante, soprattutto per la popolazione dell’isola, è la figura di Camilo (Camilo Cienfuegos Gorriarán, L’Avana, Cuba, 1932–Oceano Atlantico, 1959) artefice assieme a Fidel Castro, Raúl Castro ed Ernesto Guevara della rivoluzione cubana del 1956/1959.
Nell’iconografia cubana un posto di rilievo merita José Martí (José Julián Martí Pérez, L’Avana, Cuba 1853 - Rio Cauto, Cuba, 1895) politico, scrittore e filosofo, ispiratore delle lotte rivoluzionarie per l’indipendenza cubana.

la zafra

La grafica diventa un elemento che permea l’intera società cubana. Viene utilizzata come versatile strumento per fornire informazioni, sia di natura culturale, politica o economica. Nel 1970, con lo scopo di migliorare la situazione finanziaria, il governo cubano indice una raccolta collettiva di canna da zucchero (zafra). É l’evento socioeconomico più importante mai creato nell’isola caraibica: si mobilita tutta la manodopera disponibile, compresa quella militare, per ottenere l’ambizioso quantitativo di 10 milioni di tonnellate.
Fermandosi a poco più di 8 milioni, l’operazione non va a buon fine, ma straordinaria è la partecipazione della popolazione.
Fuori dall’ordinario risulta il progetto di diffusione dell’evento: il grafico Olivio Martinez Viera è incaricato di aggiornare la popolazione sull’avanzamento della raccolta per mezzo di grandi pannelli di 7 x 3 metri dislocati in tutta l’isola su cui vengono stampati a caratteri cubitali le quantità di tonnellate raggiunte. Un intervento di divulgazione inedito per modalità ed aspetto, che vede il governo simultaneamente artefice e fruitore delle potenzialità della comunicazione.

la grafica sociale e di solidarieta'

Un ulteriore aspetto della grafica cubana è sensibilizzare gli abitanti a tematiche etiche. La grafica sociale punta ad educare all’utilizzo consapevole delle risorse della terra, un approccio volto al riciclo e al riutilizzo delle materie prime attraverso efficaci e concise metafore. Un altro peculiare ambito di produzione grafica è inerente alla fratellanza tra le nazioni.
Tra gli enti più strutturati vi è indubbiamente l’OSPAAAL, acronimo di Organizzazione di Solidarietà per i Popoli dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, nata a L’Avana nel 1966, per difendere i diritti umani e combattere l’imperialismo, il colonialismo e il neoliberismo, per mano degli esponenti degli stati della Guinea, Congo, Sud Africa, Angola, Vietnam, Siria, Nord Corea, Palestina, Cuba, Portorico, Cile e Repubblica Dominicana. Pubblica la rivista internazionale Tricontinental dall’anno successivo (1967) nella quale vengono inseriti, piegati, dei poster di denuncia e critica, spesso opera degli stessi autori dei carteles de cine.

la nuova generazione

La tradizione della grafica cubana viene oggi portata avanti da numerosi grafici che si formano all’ISDI (Istituto Superiore di Disegno Industriale) de L’Avana. L’attaccamento ai maestri del passato è evidente, ma l’inevitabile avanzamento tecnologico nel disegno comporta evoluzioni e approcci inediti, anche se il metodo di stampa più ambito rimane quello antico, e manuale, della serigrafia. Il loro campo d’azione non è più limitato all’isola caraibica, come avveniva per i loro predecessori, ma ha assunto una dimensione internazionale. Gli attuali grafici cubani vengono chiamati a collaborare, operare od esibire i propri lavori presso i più importanti spazi espositivi delle capitali mondiali.

centro studi cartel cubano

E' un progetto di promozione e divulgazione della grafica cubana che gestisce una collezione di manifesti unica nel suo genere. Frutto di un lavoro di ricerca di oltre 10 anni di Luigino Bardellotto, la collezione riunisce oltre 1500 esemplari cinematografici e politico sociali realizzati a Cuba dal 1959. La maggior parte dei manifesti, realizzati in tecnica serigrafica, sono disponibili al mondo in pochissime copie originali, talvolta uniche come i bozzetti preparatori. Il Centro Studi gestisce anche una raccolta di libri, riviste e altri documenti sulla grafica cubana; è attivo a livello nazionale e internazionale e collabora con diverse realtà istituzionali soprattutto in Italia (come l’Associazione di Amicizia Italia-Cuba di Venezia Circolo Vittorio Tommasi) e Cuba (ICAIC, OSPAAAL, Casa de Las Americas) con l’obiettivo di far conoscere la grafica cubana dopo la Rivoluzione realizzando eventi, scambi, iniziative editoriali e altri progetti supportando, infine, la nuova generazione di giovani grafici cubani.

Contatti: Francesca Zanutto, Coordinamento e comunicazione
Tel.: +39 3286360434
email: info@cartelcubano.org
sito: www.cartelcubano.org

attivita' per le scuole

Anno scolastico 2015/2016 in occasione della mostra temporanea
Dall’inizio degli anni Quaranta si inaugurano a Cuba oltre 400 cinematografi (di cui un quarto
all’Avana): i primi titoli ad essere proposti, di origine europea, messicana ed argentina, sono pubblicizzati con uno stile di evidente derivazione occidentale, frutto dell’influenza dei vicini Stati Uniti. In seguito alla rivoluzione castrista, datata 1 gennaio 1959, e alla costituzione dell’ICAIC (Instituto Cubano de Arte e Industria Cinematograficos), istituito il 24 marzo 1959, i grafici iniziano a interpretare con un nuovo stile i lungometraggi e documentari che giungono da ogni parte del globo.
L’autonomia formale di cui godono, unita ad una capacità di sintesi espressiva unica, consentiranno loro di formare un originale movimento di veri e propri artisti dediti alla propaganda cinematografica.
Hecho en Cuba, “fatto a Cuba”, diventa sinonimo di creatività e abilità, e i carteles de cine ne costituiscono la testimonianza più valida ed efficace.

ATTIVITA’ PER LE CLASSI – LABORATORI
Per studenti delle scuole primarie, secondarie I e II grado

Il gioco è manifesto! 6-10; 11-13 anni
Ai bambini vengono assegnate alcune consegne per un’esplorazione guidata dei manifesti in mostra in relazione a colore, forma, figura umana, oggetti. Nell’aula didattica inventano una breve storia a partire dai manifesti scelti, un titolo e uno slogan di fantasia.
Durata: 1h30’
Costo attività: € 60,00 per gruppo (max. 25) + Ingresso Museo € 3,00 a studente

Hasta el Cartel! 14-18 anni
I ragazzi esplorano i manifesti in mostra e per scoprire le diverse tipologie di elementi grafici ricorrenti: i giochi di colore e di contrasti, il ricorso alla caricatura, la trasformazione del corpo e degli oggetti in figure plastiche essenziali, le influenze artistiche, pubblicitarie e fumettistiche.
www.museocinema.it – didattica@museocinema.it
L’ironia, la suggestione e il gioco sembrano impossessarsi del film: in aula si ragiona sul confronto
tra forma e contenuto, grazie al supporto sequenze filmiche.
Durata: 2h
Costo attività: € 80,00 per gruppo (max. 25) + Ingresso Museo € 3,00 a studente

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA. Telefonare all’Ufficio Prenotazioni: 011 8138.564/5 (lun-ven, 9-16).
Info su www.museocinema.it/museo_e_scuola

HECHO EN CUBA. GIOCA E COLORA AL MUSEO
Per studenti della scuola primaria e secondaria I grado
Due divertenti libri-gioco (6-10; 11-13 anni) di supporto alla visita per esplorare la mostra con simpatiche attività, manifesti da completare e curiosità!
Scaricabile all'indirizzo http://www.museocinema.it/educa.php

INFORMAZIONI AD ACCESSO FACILITATO
Per favorire la visita alla mostra sono a disposizione del pubblico, degli insegnanti e degli studenti Informazioni ad Accesso Facilitato, posizionati in un apposito totem all’inizio del percorso espositivo e/o scaricabili dal sito del Museo www.museocinema.it/museo_accessibile.php

Schede in consultazione:
- pannelli ad alta leggibilità in italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo, russo, cinese;
- pannelli con font Easyreading per dislessici in italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo;
- testo facilitato in italiano e inglese;
- testo in Braille in italiano, schema visivo-tattile del percorso espositivo e riproduzioni visivo tattili di alcune opere in mostra.
Contenuti attivabili tramite Qr code e NFC:
- audiovideo di accompagnamento alla mostra con interprete LIS (Lingua Italiana dei
Segni), con sottotitoli e audio in italiano;
- audio in italiano dei pannelli di mostra.

pubblicazioni

HECHO EN CUBA! Il Cinema nella Grafica Cubana
Manifesti dalla Collezione Bardellotto
Silvana Editoriale
A cura di Luigino Bardellotto e Patrizio De Mattio
Testo Italiano e Inglese
Cinisello Balsamo, 2016; br., pp. 256, 200 ill. col., cm 20x27
ISBN: 88-366-3320-X - EAN: 9788836633203
Peso: 1.11 kg
Il manifesto cinematografico rappresenta una delle migliori e più conosciute forme d'arte cubana. È la massima espressione della passione presente nell'isola nei confronti della pellicola: un rapporto  indissolubile che lega ogni film o documentario al suo corrispettivo Cartel de Cine. Contemporaneamente strumento di propaganda e opera grafica, ha permesso a generazioni di disegnatori di sprigionare il proprio potenziale creativo liberamente, avendo come unico limite il formato (51x76 cm) e la tecnica (la stampa serigrafica).
Il volume presenta oltre 220 opere della miglior cartellonistica cubana proveniente dalla Collezione Bardellotto. Manifesti rari ed esemplari unici di immagini, spesso accompagnate da bozzetti preparatori mai esposti in precedenza, ricostruiscono l'intera stagione creativa, compresa fra la rivoluzione castrista del 1959 e i giorni nostri, di una delle scuole grafiche più prestigiose e rinomate del mondo.