MI POGOLOTTI QUERIDO

DA CUBADEBATE

MI POGOLOTTI QUERIDO / Il MIO AMATO POGOLOTTI
Cuba e un quartiere de L’Avana visti attraverso la straordinaria storia di una famiglia italiana nei Caraibi.
“Mi Pogolotti querido”, un film che racconta la storia d’una migrazione di successo, quella di Dino Pogolotti, cittadino di Giaveno (Torino), che lascia la propria terra alla fine dell’Ottocento per giungere a Cuba passando da New York.
Nell’isola caraibica Pogolotti fece costruire, nel 1911, un quartiere operaio di 1000 case ancora oggi noto come “Barrio Pogolotti”.
“Oggi nel Barrio Pogolotti alla periferia dell’Avana, a distanza di 100 anni, è rimasta tra gli abitanti la memoria dell’italiano che fondò il primo quartiere operaio dell’America Latina. Lo ricordano perché i loro nonni avevano vinto la “riffa” , l’assegnazione della casa a prezzi popolari per gli operai; come se un senso di gratitudine per questa buona sorte si tramandasse di padre in figlio. Per questo siamo entrati rispettosamente nelle loro case, con lo sguardo delicato che si posa su qualcosa di prezioso. Con la loro viva ed emozionante umanità questi abitanti del Barrio Pogolotti hanno permesso di raccontare un pezzo di Cuba senza lasciarsi tentare dai pregiudizi”, ha affermato la regista.
Enrica Viola è nata a Torino. Ha studiato cinema e documentario sociale. Il suo primo lavoro è stato “Se la vita è meglio, butta via la telecamera”, un video-ritratto dell’artista Marcello Piccardo, presentato a Filmmaker (Milano) e al TorinoFimFestival nel 1998. Come regista ed autrice ha realizzato molti magazines e documentari di spettacolo per la Tv. Dal 2008 lavora come autrice e produttrice indipendente.
Mi Pogolotti querido è stato presentato a L’Avana due anni fa nello stesso quartiere e con la presenza di Graciela Pogolotti, la figlia di Marcelo Pogolotti, il più grande pittore futurista di Cuba, a sua volta figlio del mitico Dino.
Nel corso della serata saranno presentati i nuovi progetti che l’Associazione La Villetta sta per realizzare a Cuba

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"Enrica Viola riesce a trasferire in immagini tanta bellezza, a tradurre in sentimento questa periferia dell’Avana. E una partita a domino, giocata da quattro anziani del barrio, si trasforma in un’esperienza indimenticabile".
C. Borsatti, FilmTV

"Mi Pogolotti Querido rifugge ogni stereotipo, rifiuta ideologie e superficiali esotismi rivelando, grazie ad una re­gia magistrale e non invasiva, la storia di un pezzo di Cuba quasi sconosciuto e incredibilmente intrecciato al no­stro passato".
I. Liberatore, Parolibero.it

"Mi Pogolotti querido è un gesto d’affetto per chi ha rivoluzionato la vita economica e culturale di Cuba, ottima­mente colto e contraccambiato dagli abitanti del quartiere, che di esso decantano la bellezza, freschezza, vivacità e amabili tradizioni".
E. Protano, Point Blank.it

SCHEDA
www.unafilm.it
Title: Mi Pogolotti Querido
Year: 2011
Genre: Creative documentary
Duration: 57 min
Director: Enrica Viola
Authors: Paola Rota, Enrica Viola
Camera DOP: Andrea Vaccari
Sound: Mirko Guerra
Editor: Paolo Marzoni con Sergio Pugliatti e Diego Berrè
Producer: Laura D’Amore
Producer assistant: Cecilia Cortese
Soundtrack: Calipson
Production partner in Cuba: Victor Casaus
Centro cultural Pablo de la Torriente Brau La Habana – Cuba
“Cartel” Poster design: Katia Hernandez, Alain Gutierrez
Location Manager: Acela Caner Roman
Con il sostegno di: Piemonte doc film fund – Film commission Piemonte – Regione Piemonte

 

da cinemaitaliano.info

Mi Pogolotti Querido, un italiano a Cuba
In Italia il nome Dino Pogolotti non suscita alcuna reazione mentre per gli abitanti di un quartiere alla periferia de L’Avana “è un italiano che si trasferì negli Stati Uniti e li conobbe sua moglie, il padre che aveva molti soldi gli dette denaro e loro vennero a Cuba. Lei era incinta e con i soldi fondò questo quartiere per dar lavoro agli operai. Il primo quartiere operaio di Cuba”.
L’affascinante vicenda di dell’emigrante italiano, Dino Pogolotti, che a 20 anni lascia Giaveno, piccolo paese del Piemonte, per giungere a Cuba, passando per New York, viene raccontata nel documentario di Enrica Viola, "Mi Pogolotti Querido".
“Ci sono voluti due anni di lavoro, a partire dal 2007, per realizzare un film su una storia che meritava di essere ricordata e per onorare la memoria di un emigrante italiano il cui passaggio a Cuba ha lasciato un segno indelebile”, spiega la regista.
Il documentario tra filmati di archivio sui primi flussi migratori verso l’America, immagini d’epoca di Giaveno e de L'Avana nei primi del ‘900 e musiche originali realizzate da Vito Miccolis con il gruppo Calipson, attraversa un secolo tra una sponda e l’altra dell’oceano con il figlio di Dino Pogolotti, Marcello, diventato ben presto talentuoso pittore d'avanguardia negli anni 30', ed in particolare sua nipote Graziella, una delle intellettuali più note di Cuba, ultima testimone di una straordinaria epopea familiare.
La regista, con atteggiamento di profondo rispetto, entra con la macchina da presa nelle case di un quartiere connotata da una sua identità socio-culturale e da forte senso di appartenenza al luogo dei discendenti di chi 100 anni prima ha avuto la fortuna di vincere la “riffa” l’assegnazione della casa a prezzi popolari, per gli operai. Si incontrano anziani giocatori di Domino “che sono poi diventati i mattatori, dando poi ritmo al montaggio del film”, famosi artisti, come il musicista Oscar Valdes che ha scelto di continuare a vivere in un quartiere operaio, ex campioni di football e gente che pratica la Santeria, una religione molto diffusa a Cuba.
Tutti ricordano l’emigrante italiano non solo come l’imprenditore di successo che nel 1911 fece costruire, in un periodo di fortissima crisi nell'isola che aveva portato alla morte e all'allontanamento dalle loro case di migliaia di contadini, quello che ancora oggi è noto come Barrio Pogolotti, ma soprattutto per il fondamentale contributo alla vita economica, culturale e artistica di Cuba.
Il documentario offre cosi uno spaccato realistico e potentemente espressivo di uno dei quartieri più estrosi di Cuba. Un paese dalle forti contraddizioni, oggi alle prese con cambiamenti radicali, nell’intento di modernizzare il proprio modello economico di stampo socialista e avviare quel processo di democratizzazione tanto auspicato dalla comunità internazionale all’indomani della morte di Fidel Castro.
Monica Straniero, 15 marzo 2012